Una copertura chiamata tetto

Il tetto rappresenta contemporaneamente l’elemento più immutato e più evoluto nel tempo. Paglia, pietre, coppi, tegole sono espressione della tradizione geografica e tecnica che si è trasformata oggi in sistemi di copertura performanti dal punto di vista dell’efficienza energetica, della tenuta dell’acqua, della durabilità, della valorizzazione estetica e dell’illuminazione naturale.
"L’architettura finisce alla gronda, al coronamento… l’architettura finisce al sommo tetto, il tetto è metà di un’architettura di una casa… Il tetto è, in ogni modo, una copertura logica, perfetta, leggera, areata, coibente” afferma Giò Ponti del 1957, a proposito di Tetti 

L’argomento viene affrontato già da Vitruvio, nel secondo libro del suo De Architectura, scritto a metà del I sec. a.C. “i tetti non poterono sostenere le piogge […], successivamente facendo gli spioventi ricoperti con fango spalmato, i tetti inclinati condussero in giù le acque cadenti

Un apparato normativo determina oggi le tecniche di posa in sicurezza a garanzia anche per l’utente di manutenzione nel tempo. Un tetto deve rispondere ad una pluralità di requisiti che possono essere soddisfatti mediante idonei strati ed elementi funzionali. I tetti a falde costituiscono il tipo di copertura più comunemente impiegato. Forniscono una protezione adeguata in una protezione adeguata in ogni situazione climatica, grazie alla possibilità di conformarli con pendenze e sporti rispondenti alle diverse esigenze. Possono assumere un ruolo molto importante nei confronti della soluzione architettonica e diventare un elemento di caratterizzazione formale dell’edificio.  

LE PRESTAZIONI
Da un punto di vista funzionale le coperture devono essere: impermeabili, durevoli e resistenti, e termicamente isolate. Il sistema tecnologico delle coperture a falda basa il suo modello di funzionamento su diversi aspetti tecnici come il controllo sull’impermeabilità all’acqua per mezzo dell’elemento di tenuta; il controllo del flusso di calore attraverso la presenza di uno strato isolante e il controllo della formazione di condensa interstiziale mediante la ventilazione e/o tramite l’aggiunta di uno strato di controllo alla diffusione del vapore. 
Tenuta all’acqua 
Garantire la tenuta all’acqua significa - sostanzialmente - impedire le infiltrazioni delle precipitazioni atmosferiche. Gli elementi di copertura garantiscono la tenuta all’acqua mediante la sovrapposizione nella posa in pendenza. 
Comfort termico 
Le coperture sono interessate da un flusso di calore che determina le dispersioni termiche dell’edificio durante il periodo invernale. Il parametro principale per determinare le dispersioni termiche invernali è la trasmittanza termica. Durante il periodo estivo, invece, risulta di primaria importanza limitare il surriscaldamento dei locali interni, grazie a opportuni strati isolanti. Per il buon comportamento termico particolarmente importante è la ventilazione sottomanto. 
Comportamento al fuoco 
Un incendio che si sviluppa su una copertura può risultare difficile da controllare e l’altezza, le dimensioni dell’edificio, nonché l’eventuale presenza di impianti possono complicare maggiormente le operazioni di spegnimento. Particolare attenzione deve essere posta in caso di innesco dell’incendio sulle coperture ventilate, in quanto l’utilizzo di materiali combustibili può facilitare la propagazione del fuoco. Fondamentali in questo caso sono una corretta manutenzione, la posa in opera a regola d’arte della canna fumaria, l’utilizzo di materiali non combustibili (certificati in Euroclasse A1 di reazione al fuoco) possano sensibilmente diminuire il rischio di incorrere in un incendio della copertura. 
Resistenza ai carichi accidentali 
Una prerogativa del tetto è la resistenza ai carichi dovuti alla neve e al ghiaccio e alla spinta del vento. Ai fini del dimensionamento strutturale i valori di tali sovraccarichi sono stabiliti dal Decreto Ministeriale 16.1.1996 che divide l’Italia in tre zone climatiche di nevosità e in nove zone climatiche di ventosità. Per pendenze < del 36% (20°) la neve si accumula in strati stabili; per pendenze > del 176% (60°) la neve non si accumula; per pendenze tra il 36 e il 176% la neve si accumula in blocchi che possono scivolare verso il basso. Di conseguenza, per tetti di pendenza compresa tra il 36 e il 176%, è opportuno ricorrere a speciali dispositivi - quali elementi fermaneve o staccionate d’arresto - per impedire la caduta rovinosa di cumuli di neve ghiacciata. Nelle zone ventose, in corrispondenza delle linee di bordo e di colmo e dei corpi emergenti, gli elementi del manto vanno opportunamente fissati al supporto. 
I dispositivi di fissaggio si dividono in due grandi categorie: 
1. Ganci, staffe, fili metallici e simili 
2. Chiodi o viti. 

IL SISTEMA DI COPERTURA
La scelta del sistema di copertura dipende da differenti fattori, strettamente correlati fra loro. La scelta dei diversi strati non può essere fatta senza tenere conto delle forzanti climatiche esterne, della destinazione d’uso dell’edificio, degli obiettivi di prestazione ambientale e tecnologica. Ogni elemento in una copertura a falda ha una specifica funzione, al fine di garantire una prestazione ottimale. 
Le ordinature 
Nella tradizione costruttiva italiana si hanno due tipi costruttivi di orditura a supporto di una copertura inclinata: orditura alla lombarda e orditura alla piemontese. Nell’orditura alla lombarda si trovano i falsi puntoni, elementi lineari tessuti ortogonalmente alla linea di gronda o lungo linee di displuvio e compluvio e poggiati su murature portanti (perimetrali e di spina), su colmarecci e dormienti ovvero, nel caso di strutture intelaiate, su setti, pilastri o travi. Nell’orditura alla piemontese la trave di colmo poggia su pilastri centrali, sul muro di spina o su capriate, quando non si possono utilizzare muri trasversali e di spina per sostenere il tetto, si deve ricorrere a strutture non spingenti dette capriate, che poggiano sui muri perimetrali e sorreggono gli arcarecci o (più raramente) direttamente la piccola orditura. Il tetto a falda è naturalmente concepito per un comportamento fisico tecnico ottimale sia per la fase invernale sia per la fase estiva. Inoltre pendenza e ventilazione migliorano la durabilità e il ciclo di vita del tetto a falde rispetto a una copertura piana. 
Pacchetti isolanti 
La copertura a falde è una struttura che racchiude in sé molteplici tipologie di pacchetti e supporti. La scelta dell’isolamento dipende anche dalla possibilità di sfruttare o meno lo spazio che si va a creare nel sottotetto. L’isolamento risulta fondamentale sia dal punto di vista energetico sia del miglioramento del comfort abitativo. 
La ventilazione del sottomanto 
Nel caso di coperture inclinate ventilate, lo strato di ventilazione migliora il funzionamento dinamico delle stesse ed è particolarmente utilizzato quando si ha la necessità di sottrarre una parte dell’energia termica data dall’irradiazione solare che incide sulla copertura. La ventilazione è essenziale per l’efficienza e l’affidabilità del tetto e consente di tenere asciutto l’intradosso del manto impedendo l’imputridimento e il degrado degli elementi di supporto del manto. Si attua posando a secco gli elementi del manto su supporti paralleli alla linea di gronda. Soprattutto durante la stagione invernale la ventilazione permette il trasferimento del vapore acqueo proveniente dagli ambienti sottostanti evitando la condensa o il ristagno del vapore stesso in corrispondenza dell’isolante. In certi casi si ricorre a soluzioni con doppia intercapedine che sono più efficaci di quelle ad intercapedine unica poiché pongono meno ostacoli ai moti convettivi. Inoltre, consentono di smaltire il vapor d’acqua proveniente dal sottotetto anche in presenza di eventuali membrane di tenuta all’acqua, che potranno essere poste al di sopra della sottocopertura. 
Manti di copertura 
Il manto di copertura rappresenta l’elemento maggiormente caratterizzante per la copertura inclinata; infatti, l’impiego di materiali, sia tradizionali sia, soprattutto, innovativi, consente di modificare, a seconda dei contesti ambientali, le tipologie edilizie. L’elemento che assicura la protezione dall’acqua è costituito da tegole, coppi, scandole e lastre ondulate o nervate prodotte in diversi materiali che realizzano la tenuta all’acqua in particolari condizioni di pendenza della struttura. 
Canali di gronda e pluviali 
La raccolta e lo smaltimento delle acque piovane è normalmente affidato ai canali di gronda, posati in opera con pendenza sufficiente a trasferire l’acqua verso tubi di discesa detti pluviali. I canali di gronda possono essere realizzati con varie soluzioni, tra le quali si possono ricordare: canali di gronda in lamiera zincata, rame e acciaio inox; canali di gronda di PVC; canali di gronda formati da cornici in c.l.s. armato. Con i medesimi materiali vengono realizzati poi i pluviali. Essi possono essere installati all’esterno delle facciate oppure in vani predisposti all’interno delle pareti perimetrali. 
Aperture e corpi emergenti 
Nelle coperture possono essere inoltre inseriti corpi emergenti aventi funzioni specifiche. Gli abbaini sono elementi edilizi sorgenti dalla superficie della falda, dotati di finestre per illuminare il sottotetto e per consentire l’accesso alla copertura; i lucernari sono elementi aventi la funzione di illuminare e ventilare gli ambienti interni così come le finestre per tetti che eventualmente permettono anche una visuale verso l’esterno. Nella struttura delle coperture possono essere presenti anche botole da tetto, o “passi d’uomo”, che consentono l’accesso alla stessa, gli aeratori, elementi per il passaggio d’aria attraverso la copertura, e gli sfiati, elementi terminali delle canalizzazioni per lo sfogo di aeriformi nell’atmosfera. Infine sono presenti anche i comignoli, studiati allo scopo di espellere i fumi a una quota più elevata. 

PROGETTO E POSA
La realizzazione di una copertura richiede capacità pratiche ed esperienza ma, come per tutte le attività, è utile sapere perchè si devono fare certe operazioni, perchè si deve porre molta attenzione a particolari apparentemente non molto significativi. Per svolgere in modo adeguato la propria funzione di protezione dell’edificio, la copertura deve essere adeguatamente progettata e realizzata con materiali e tecniche tali da costituire un valido ostacolo alle intemperie e bloccare senza subire danni gli effetti che si possono generare dagli agenti atmosferici. 
Accessori e componenti 
Tra le funzioni della copertura non va sottovalutata quella di rappresentare l’elemento determinante in caso di utilizzo del sottotetto a fini abitativi o come semplice deposito. In questo caso si rende necessario prevedere l’entrata della luce che avviene necessariamente attraverso aperture nella copertura e con adeguati elementi per l’illuminazione naturale. Sfiati e camini trovano uno sbocco all’esterno attraverso la copertura. I pannelli solari, termici e fotovoltaici, vengono posti sulla copertura per sfruttare al meglio il sole quale fonte energetica rinnovabile. 
Il pacchetto isolante 
A garanzia di un corretto isolamento termico è fondamentale che lo strato di coibentazione sia continuo e stabile dimensionalmente, al fine di evitare ponti termici. Nel caso in cui la struttura portante sia costituita da un piano di falda continuo (es. solaio in cls) è possibile utilizzare pannelli isolanti presagomati. La tecnica di posa in opera può variare in funzione del prodotto, ma in linea generale ciò che li accomuna è il fatto che viene richiesto solo il fissaggio del pannello sopra la struttura portante del tetto che, normalmente, avviene mediante tasselli ad espansione su struttura in cls o con viti truciolati su struttura in legno. La tavola di fine falda deve essere fissata alla struttura sottostante mediante tasselli opportunamente dimensionati per garantire la tenuta del manto di copertura. Prevedere ogni circa 4 metri di larghezza di falda uno spazio di circa 20 mm per permettere l’evacuazione in gronda della eventuale condensa, curando il raccordo della membrana impermeabilizzante nel canale. La listellatura di legno rappresenta il sistema di supporto per manti di copertura più diffuso. E’ normalmente costituita da listelli di circa 40x40 mm ancorati mediante fissaggio meccanico ad uno strato portante perfettamente livellato. Quando lo strato portante è costituito da un materiale che non consente facilmente operazioni di chiodatura, come un solaio laterocementizio, i listelli vanno fissati mediante tasselli ad espansione, oppure si ricorre alla chiodatura meccanica mediante apposito “spara-chiodi”. Un’ulteriore alternativa consiste nella chiodatura a mano a correnti annegati nella soletta. Le membrane sintetiche vanno srotolate parallelamente alla linea di gronda con la scritta verso l’alto. La posa deve essere effettuata procedendo dal basso (lato gronda) verso l’alto (colmo) in modo da avere sempre la corretta sovrapposizione. I rotoli di membrana in bitume polimero vanno immagazzinati possibilmente al coperto e posizionati sempre in verticale. La superficie di posa va preparata con sottofondo di Primer e poi si procede poi al posizionamento della membrana. 
Il manto di copertura 
Il manto di copertura può essere realizzato con tegole o coppi. La tradizionale posa dei coppi su listelli di supporto ortogonali alla linea di gronda, detta ‘alla piemontese’, avviene posando dapprima una intera fila verticale di coppi di canale, dalla gronda fino al colmo: i canali di una stessa fila devono essere sovrapposti di circa 70-90 mm, in funzione dell’inclinazione della falda, ma modeste deroghe sono possibili per cercare di raggiungere il colmo con un coppo intero. In base alla geometria della falda, può convenire posare dapprima una fila di bordo oppure la fila centrale. Se l’orditura di supporto è ‘alla lombarda’, e cioè con i listelli di supporto paralleli alla linea di gronda, tale valutazione deve essere effettuata preventivamente durante il posizionamento dei listelli. La posa dei coppi muniti di dentello di arresto avviene, su una orditura di listelli alla ‘lombarda’, secondo uno schema diagonale analogo a quello utilizzato per le tegole portoghesi o olandesi. Il fissaggio degli elementi del manto ha lo scopo di evitarne lo spostamento a causa del vento, di vibrazioni, di dilatazioni termoigrometriche ecc. Il fissaggio deve sempre avvenire a secco mediante tecniche che favoriscano la semplice smontabilità e sostituibilità degli elementi eventualmente dan neggiati. La posa dell’aeratore avviene come per una normale tegola o coppo con l’accortezza di non utilizzare questo pezzo speciale per disperdere fumi caldi, umidi o corrosivi (sfiati di scarichi bagni). In presenza di linee di gronda pervie, gli aeratori vanno posti almeno a 3 - 4 metri verso l’interno della falda per non dare origini a depressioni che causano un tiraggio inverso ostacolando la ventilazione. La linea di bordo può essere realizzata in diversi modi, a seconda dell’utilizzo di differenti tegole o della necessità di risolvere problemi tecnici o estetici. La linea di bordo può essere realizzata con tegola laterale o scossalina. Il colmo deve essere posato libero, ossia non cementato e con sufficiente passaggio d’aria per creare uno sbocco superiore al fine di garantire la ventilazione sottotegola. Si procede in modo da sovrapporre gli elementi in direzione contraria a quella del vento dominante. I compluvi necessitano di uno specifico strato di tenuta all’acqua (conversa) normalmente realizzato con una lamiera in acciaio, alluminio o rame, di spessore pari ad almeno 8/10 di mm, che abbia i bordi rialzati di almeno circa 15 mm e che raggiunga lateralmente almeno il primo listello di supporto del manto. In corrispondenza del compluvio, è sempre opportuno prevedere al disotto della conversa un ulteriore strato di tenuta all’acqua (ad esempio, una membrana traspirante) che si inoltri al di sotto del manto per oltre 50 cm nelle due direzioni. Le converse sono poste in opera subito dopo aver terminato la listellatura, insieme alle scossaline ed ai canali di gronda. 

LA CLASSIFICAZIONE DELLE COPERTURE
Può essere formulata in base a: Continuità o meno dello strato di tenuta all’acqua 
• Continue: sono rappresentate da tutte quelle soluzioni che riescono ad assicurare alla superficie esterna la protezione dall’acqua grazie alle proprietà di specifici materiali impermeabili 
• Discontinue: tutte quelle coperture in cui i singoli elementi di tenuta, montati tra di loro, in sovrapposizione, assicurano l’impermeabilità solo in presenza di determinati valori di pendenza delle superfici, e quindi da una determinata inclinazione. 
Comportamento termoigrometrico 
• non isolate e non ventilate, In questa tipologia non c’è controllo della trasmissione di energia termica e del comportamento termoigrometrico attraverso gli starti funzionali. 
• isolate e non ventilate, Controllano, attraverso uno strato funzionale specifico, il comportamento termoigrometrico ma non controllano la trasmissione del calore. 
• ventilate e non isolate, Attraverso strati funzionali specifici c’è controllo riguardo alla trasmissione del calore ma non è verificato il comportamento termoigrometrico. 
• isolate e ventilate, Assicurano il controllo del comportamento termoigrometrico e della trasmissione del calore attraverso strati funzionali specifici. 
Grado di accessibilità 
classe A: accessibile esclusivamente per la sua manutenzione. 
classe B: accessibile per la sua manutenzione e per quella degli impianti 
classe C: accessibile ai pedoni (carico 400 kg/m2). 
classe D: accessibile ai veicoli leggeri (< 2 t per asse). 
classe E: accessibile ai veicoli pesanti (> 2 t per asse). 
classe F: soddisfa le funzioni relative al giardino pensile (sollecitazioni meccaniche e chimiche). 
- Caratteristiche geometriche con implicazioni formali per l’edificio 
planari orizzontali: la pendenza è inferiore a 1%. 
planari suborizzontali: la pendenza varia da 1% a 5%. 
planari inclinate: la pendenza è superiore a 5%. curve: la superficie dell’estradosso delle coperture presenta un andamento curvo
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