Missione restauro

Disciplina complessa sia dal punto di vista concettuale che tecnologico, il restauro architettonico è oggi supportato da una serie di criteri, metodologie codificate e, non ultimo, da tecniche e materiali moderni e avanzati. Ma al tempo stesso rispettosi nei confronti dei delicati contesti applicativi cui sono destinati.
L’incomparabile patrimonio storico artistico del nostro Paese fa inevitabilmente dell’Italia la patria naturale dell’arte, ma anche quella del restauro in tutte le sue varie declinazioni. Non solamente dal punto di vista “accademico”, poiché allo studio teorico di questa importante e delicata disciplina fa da contraltare una particolare vivacità anche dal punto di vista tecnico – applicativo, come dimostrano le numerose soluzioni sviluppate dall’industria per questo specifico ambito.
In particolare, il restauro architettonico può essere definito come la disciplina dell'architettura volta a garantire la conservazione di un'opera per valorizzarla e consentirne il riuso, tenendo in debito conto le sue valenze storiche. Si compone di una fase di analisi storica, volta a ricostruire la storia del monumento, analisi delle tecniche costruttive, analisi del degrado e progetto di restauro vero e proprio, che consiste anche nell'individuazione della destinazione d'uso dell'edificio, che può non essere quella per il quale l'edificio è stato realizzato. Le tendenze metodologiche riguardo al restauro architettonico sono varie e vanno a porsi tra le due posizioni teoriche estreme: una che mira alla conservazione assoluta dell'edificio storico nella situazione in cui si trova e l'altra che giunge a legittimare ricostruzioni anche consistenti dell'opera architettonica com'era e dov'era. Gli sviluppi attuali prevalenti sono per una conservazione della materia esistente, compatibilmente con le esigenze di carattere strutturale ma anche di conservazione o ripristino dell'immagine storica, sempre ricercando un riuso compatibile degli edifici, anche attraverso la realizzazioni di nuove parti architettoniche. Solo il riuso, infatti, garantisce una cura e manutenzione costante dell'opera nel tempo.

Gli obiettivi

Gli interventi di restauro, le metodologie adottate e, naturalmente, le soluzioni utilizzate in termini di tecnologie e materiali obbediscono oggi ad alcuni concetti cardine che possono essere riassunti come segue. A partire da quello della destinazione d'uso compatibile, che per gli edifici storici deve essere tale da non comportare uno stravolgimento della consistenza fisica e dei significati del manufatto. Ad esso si affianca quello dell’utilizzo di materiali e tecnologie originali, ovvero le tecniche che offrono il migliore effetto di continuità formale oltre che funzionale con le parti antiche, garantendo una lunga durata. La loro corretta riproposizione deriva da un attento lavoro di rilievo e comprensione delle parti esistenti dell’edificio, attività conoscitiva che rientra negli indispensabili studi preliminari al progetto di restauro.
Un terzo obiettivo chiave è quello del ripristino o conservazione del comportamento statico originario. Anche quello strutturale, infatti, è un aspetto che fa parte del monumento e del suo valore storico, peraltro in modo tutt'altro che secondario, e che concorre a determinarne l’identità materiale e culturale. Stravolgere questa componente, anche con mezzi destinati a rimanere occulti equivale a mutilare l’opera di uno dei suoi valori fondamentali.
Entrando più specificamente nell’ambito delle soluzioni utilizzabili negli interventi di restauro, queste devono garantire una serie di caratteristiche e proprietà tecnologiche. Innanzitutto la compatibilità chimico - fisica: tutti i materiali usati, a contatto con quelli della costruzione originaria, non devono in alcun modo costituire potenziale danno di tipo chimico alla materia originale, e vanno evitate situazioni (traspirazione delle superfici, umidità, temperatura, ecc…) che, turbando l’equilibrio originario delle condizioni fisiche del manufatto, possano incrementare i fenomeni di degrado. Sempre nell’ottica del massimo rispetto delle preesistenze, deve essere inoltre garantita la reversibilità: qualsiasi operazione eseguita sul manufatto storico, la cui materialità deve essere garantita il più possibile, deve essere reversibile, ovvero intaccare al minimo la materia originale. Allo stesso modo devono essere garantite durabilità e manutenibilità: i materiali e le tecnologie da usare dovranno essere molto durevoli oppure dovranno essere tali da consentire interventi successivi di manutenzione ordinaria o straordinaria senza che ciò comporti alterazioni al monumento stesso.Tutti gli interventi devono in ogni caso essere calibrati in relazione alle effettive necessità. In particolare, i consolidamenti vanno dimensionati con ogni cura, commisurandoli ai potenziali, effettivi rischi tenendo nel dovuto conto, evitando sottostime, le capacità portanti esistenti nella struttura storica.
Su un piano più generale, tutti gli interventi di restauro devono essere databili per evitare confusioni con le parti originali; a tal fine è opportuno offrire all’occhio esperto la possibilità di riconoscere le parti di restauro, che deve essere leggibile e facilitare la comprensione delle stratificazioni. Sempre nella medesima ottica, inoltre, la documentazione cartacea e informatica sugli interventi eseguiti deve sempre essere conservata e resa facilmente reperibile.

I criteri di progetto

La conservazione di un bene implica anche, nella maggior misura possibile, quella del sistema costruttivo e del concetto strutturale originale, degli schemi statici originali, delle originarie modalità di scarico delle tensioni. Il progetto di restauro non segue per questo formule fisse, e la situazione va valutata caso per caso. È il metodo stesso a suggerire delle linee di buona prassi: fra queste, ad esempio:
- la possibilità di riprogettazioni in corso d'opera dovrebbe fare parte integrante del metodo da seguire negli interventi di restauro e recupero in quanto, molto spesso, solo durante la fase del cantiere, emergono importanti, nuove informazioni di cui non si può non tenere conto nella fase esecutiva
- la rimozione delle aggiunte va considerata un'eccezione e non una regola, e verrà proposta solo se queste sono invadenti nell'estetica dell’opera o dannose dal punto di vista statico;
- non si deve considerare a priori – nel caso di un manufatto architettonico – che il valore è dato solo dall'antichità, che tutte le parti più recenti sono per forza prive di valore;
- va conservato per esteso il materiale originale (intonaci storici, solai lignei, infissi, scale, ringhiere in ferro battuto, cornici originali, elementi lapidei, anche se degradati ecc.), evitando per quanto possibile demolizioni e ricostruzioni, anche con lo stesso materiale;
- il completamento di una lacuna con elementi sagomati secondo la forma originale è un procedimento che entra nella prassi delle riparazioni; ma la sostituzione per esteso di elementi originali degradati con elementi nuovi, che riproducono la forma originale (per esempio alle cornici e inquadramenti delle finestre, mensole ecc.) è una prassi che va oltre il restauro;
- si dovrebbe evitare di sfondare muri portanti per nuove aperture, perché tale prassi può causare squilibri gravi nello scorrimento delle tensioni nelle murature e nella distribuzione complessiva delle rigidezze ;
- è buona prassi evitare di aprire tracce nelle murature per inserire tubature e cablaggi; le tracce nelle muratura possono diminuire drasticamente la sezione portante del muro su segmenti lunghi, causando la perdita di equilibrio della struttura.
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