La Villa di Monza ritorna “Reale”

I primi cento anni di grande splendore, poi altri cento di trasformazioni, manomissioni e abbandono. Ora dopo due anni di restauro la Villa Reale rinasce e apre al pubblico. Per il futuro tante idee: dalle esposizioni alle mostre, dagli eventi culturali ai laboratori firmati Triennale. Nell’articolo tutte le fasi dei lavori di restauro.
Il Novecento è stato il secolo nel quale la Villa Reale di Monza ha iniziato il suo crescente abbandono. Oltre all’uso improprio e degradante degli spazi della Villa durante le due guerre mondiali con l’organizzazione della prima edizione della Esposizione Internazionale delle Arti Decorative, anche le 43 edizioni della Mostra Internazionale dell’arredamento hanno contribuito a produrre profonde trasformazioni nella distribuzione interna, negli apparati decorativi e negli adeguamenti strutturali e impiantistici. Questo insieme al normale invecchiamento della struttura e quindi al progressivo degrado hanno reso necessaria un’opera di restauro nel rispetto dell’autenticità del monumento e della sua storia. L’opera di restauro è prevista per lotti successivi.

Il primo lotto

Gli interventi di recupero e valorizzazione della Villa relativi al primo lotto dell’immobile hanno interessato in particolare il corpo centrale a piano terra, primo piano nobile, secondo piano nobile e Belvedere. Si è trattato sia di interventi strutturali di risanamento e consolidamento delle murature e rifacimento degli impianti, sia di interventi di restauro dell’intero apparato decorativo che comprende stucchi sulle volte, intonaci delle pareti, tappezzerie, boiserie e pavimenti lignei. Il restauro è stato realizzato sotto la direzione tecnica di Giulia Putaturo e ha riguardato l’impianto decorativo di fine ‘800 voluto dai Savoia, che era andato a sovrapporsi e quasi sempre a sostituirsi a quello settecentesco del Piermarini. Si è scelto di fare un intervento il più possibile rispettoso del passato, che rendesse l’idea di quello che poteva essere la Reggia alla fine del 1800, rimuovendo i segni dell’incuria, e restituendo l’impianto decorativo nelle sue parti mancanti per dare unità di lettura alle sale che compongono la Villa. Lo stato generale della Reggia era di grande degrado: dopo la morte di Umberto I vaste porzioni della Villa erano state abbandonate e disallestite. Alcune zone presentavano problemi strutturali legati all’incuria e alle infiltrazioni d’acqua. Gli obiettivi erano quindi prima di tutto la messa in sicurezza dell’intero edificio, anche con l’adeguamento di tutti gli impianti, poi una salvaguardia del patrimonio conservato e infine la ricostruzione delle parti danneggiate o mancanti. Prima dell’avvio dei lavori è stata fatta un’approfondita campagna di indagine diagnostica per comprendere la situazione conservativa e arrivare a formulare un progetto di intervento basato su dati tecnico-scientifici certi.
Il punto di partenza è il piano terra. Nato come spazio per i servizi, comprende numerosi locali originariamente destinati agli usi più diversi (stanze della servitù, cucine, sale macchine). Questa parte della Villa era stata esclusa dal contesto decorativo iniziale e presenta invece una serie di graffiti risalenti agli anni ’20 quando gli ambienti ospitarono alcune edizioni delle Biennale d’arte applicata. I graffiti, raffiguranti prevalentemente animali e fiori, sono stati ripuliti e in alcuni casi riportati alla luce grazie alla rimozione dei vari strati di intonaco sedimentatisi negli anni. Questo piano ha visto anche importanti lavori di consolidamento murari, realizzati sfruttando le più moderne tecnologie, sia in fase diagnostica che di intervento. Sui pilastri dell’ingresso sono state apposte speciali fasciature in fibre aramidiche, mentre nelle pareti dove sono stati rilevati segnali di cedimento interno sono state inserite piastre e barre in acciaio. L’inserimento di questi rinforzi ha però comportato prima la rimozione di tutte le pietre di granito a bugnato del basamento esterno, la numerazione di ciascuna di esse e la ricollocazione nella esatta posizione iniziale.
Al primo piano nobile, già in parte restaurato nel 2003, sono stati svolti nuovi lavori nella parte nord a volte, pareti e pavimenti. Inoltre, sono state fatte importanti opere di consolidamento: per evitare lo “spanciamento” di alcune pareti, sono state inserite piastre metalliche di 400 Kg, tutte bullonate da parte a parte. L’intervento è stato progettato con l’obiettivo di ridurre al minimo l’impatto sull’apparato decorativo delle sale. A consolidamento concluso, sono stati ripristinati e reintegrati stucchi e intonaci. Per accedere al secondo piano nobile si sale lo scalone d’onore, anche questo restaurato e restituito allo splendore originario. Gli interventi riguardano i marmi di scale e pareti, i marmorini e gli stucchi della volta. Si sono effettuate puliture, consolidamenti, ricostruzioni di parti mancanti e velature di colore. In particolare, sono stati puliti i marmi delle pareti e recuperati gli stucchi in corrispondenza della volta. Gli stucchi, completamente di colore grigio, sono stati riportati ai loro colori originali: rosa, violetto, beige.
Il secondo piano nobile è quello che ha conosciuto i maggiori interventi di tipo conservativo a volte, boiserie, tappezzerie e pavimenti lignei. Il piano ospita gli appartamenti del Principe di Napoli, della Duchessa di Genova, degli Imperatori di Germania e uno definito di riserva. Questa ripartizione degli ambienti era stata voluta dai Savoia, che avevano dato agli spazi una forma più definitiva rispetto al periodo asburgico nel quale gli appartamenti venivano continuamente riallestiti a seconda della destinazione d’uso. Si è partiti dalle volte in stucco dove, in accordo con la Soprintendenza, si è deciso di ripristinare l’intero apparato decorativo del periodo savoia. La sostanziale uniformità di tutto questo apparato, basato sulla ripetizione di moduli decorativi, ha permesso di ricostruire perfettamente anche le parti che erano andate completamente perse. Per quanto riguarda i colori, invece, attraverso una ricerca attenta con l’utilizzo di stratigrafie, è stato possibile risalire ai colori utilizzati in origine e riproporli attraverso coloriture a calce. Anche per quanto riguarda le boiserie in legno è stato fatto prima un intervento conservativo delle superfici decorate esistenti e poi uno integrativo di quelle mancanti e quindi una riproposizione sia delle coloriture, sia, anche se semplificate, degli elementi dipinti. Sui pavimenti lignei si è lavorato partendo da una pulitura profonda, ma delicata, della superficie, seguita dall’incollaggio di tutte le lastronature distaccate una ad una. Sono poi state integrate le parti mancanti con essenze legnose uguali alle originali e si è uniformato il tutto con una finitura ad olio e successiva cera. Il lavoro sulle tappezzerie ha richiesto una ricerca storica, archivistica molto approfondita. In accordo con la Sovrintendenza, sono stati riproposti ovunque i colori originali, ma in molti ambienti si è scelto di semplificare i disegni e le decorazioni privilegiando quasi ovunque le tinte unite.
L’ultimo piano della Villa è occupato dal Belvedere, da cui si gode di una spettacolare vista del parco circostante la Villa e del vialone di ingresso. Si tratta di un classico sottotetto che un tempo ospitava gli appartamenti della servitù e delle cameriere personali degli ospiti del secondo piano. Anche qui sono stati necessari lavori di consolidamento: sono stati realizzati solai nuovi in carpenteria metallica in grado di sostenere tutti i macchinari di riscaldamento e raffrescamento. E’ stata inoltra realizzata ex novo una scala per accedere dai piani sottostanti e inserito un nuovo ascensore che, presente fin dalla fine dell’800, arrivava però soltanto al secondo piano nobile. Inoltre, ne sono stati aggiunti altri due. Le controsoffittature sono state eliminate, in modo da lasciare la struttura lignea del tetto a vista. Laddove mantenute, le controsoffittature sono state utilizzate per la posa di macchine degli impianti.

Il progetto di gestione
Il contratto di concessione prevede che al termine dei lavori di restauro, abbia inizio la fase di gestione, per garantire al concessionario il ritorno degli investimenti, come definito dal project financing. A questo proposito, il concessionario ha costituito un Comitato Scientifico con lo scopo di individuare funzioni e valutare proposte per la gestione e l’utilizzo degli spazi in conformità con il valore culturale dell’immobile e al fine di garantire anche la redditività della gestione.
Piano terra: sarà il piano dedicato all’accoglienza dei visitatori e ad una ristorazione “green” con particolare attenzione al territorio e alla filosofia del Km zero. È stato individuato un operatore della ristorazione a cui verrà ceduto lo spazio in subconcessione, per la realizzazione di un ristorante, un caffè, un bookshop, spazi ludici e formativi, e realizzazione di attività legate alla ristorazione.
Primo piano nobile: verrà utilizzato per ospitare eventi artistico-culturali, mostre, manifestazioni, workshop, convegni, ricevimenti privati e altre manifestazioni di elevate qualità, con l’idea di promuovere l’intero territorio della Brianza, veicolando l’immagine della Villa come simbolo indiscusso della città. Una società specializzata nella promozione, organizzazione e realizzazione di eventi avrà i locali del primo piano nobile in subconcessione, e provvederà alla loro valorizzazione e promozione. Secondo piano nobile: sarà destinato a funzioni espositivo-museali di natura più stabile e permanente rispetto al primo piano. Si prevedono installazioni più durature nel tempo, e il museo della Villa vero e proprio: essendo stati privati degli arredi originari, gli ambienti della Reggia saranno ricreati con dispositivi multimediali a supporto della visita e resi fruibili al pubblico. L’ampiezza del piano permetterà inoltre di organizzare grandi mostre ed eventi culturali.
Il Belvedere: lo spazio è stato progettato dall’Arch. Michele De Lucchi in modo flessibile e modulare per permettere di ospitare sia eventi, conferenze e workshop, sia funzioni espositive, temporanee o permanenti, e museali. L’Arch. De Lucchi e Triennale stanno lavorando ad un concept gestionale in tema di design e modernariato, che darà al Belvedere un’identità fortemente riconoscibile. In occasione della XXI Esposizione Internazionale del 2016, inoltre, Triennale di Milano e Triennale Design Museum propongono di allestire uno spazio permanente dedicato al design italiano negli spazi della Villa Reale di Monza.

Project financing
Il project financing, utilizzato per la prima volta in Italia nell’ambito dei beni culturali, è uno strumento che prevede il coinvolgimento di soggetti privati nella realizzazione e nella gestione di opere pubbliche, con l’accollo totale o parziale dei costi di realizzazione, con un minor contributo a carico della pubblica amministrazione. Il ritorno dell’investimento sostenuto dal concessionario durante la fase di realizzazione si basa sulla concessione della gestione degli spazi per un periodo di tempo definito in sede di offerta e di sottoscrizione del contratto. Nel caso della Villa Reale di Monza la concessione avrà una durata di 22 anni.
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