Impermeabilizzanti liquidi

Soluzione complementare, e in qualche caso alternativa, ai tradizionali prodotti prefabbricati in rotolo, le membrane liquide offrono interessanti vantaggi dal punto di vista tecnico/applicativo. Prestandosi a una più agevole risoluzione anche dei dettagli costruttivi più complessi, con un comportamento in opera decisamente soddisfacente in termini di tenuta e durabilità. Le tipologie, la posa, e una panoramica di quanto offre oggi il mercato.
Anche se tuttora il settore delle impermeabilizzazioni rimane saldamente appannaggio, grazie a un percorso di sviluppo che dura da più di cinquant’anni, delle membrane prefabbricate, a questo importante segmento applicativo non ha certo fatto difetto la ricerca di soluzioni alternative, peraltro non di rado sviluppate dagli stessi produttori dei tradizionali prodotti in rotolo. Da ormai diverso tempo, infatti, sono una realtà soluzioni che, senza nulla concedere in termini di prestazioni, tenuta all’acqua e durabilità, risultano in determinati contesti di più pratica e rapida applicazione o consentono di risolvere con maggiore facilità dettagli altrimenti di più complessa gestione con i classici prodotti prefabbricati. Parliamo delle membrane liquide, soluzione che nelle sue differenti declinazioni, a base bituminosa o cementizia, ha incontrato in questi ultimi anni una crescente diffusione grazie alle sue doti di praticità e funzionalità arrivando, in alcuni specifici ambiti applicativi, a contendere il primato alle tradizionali membrane in rotolo. Merito, non ultimo, anche di un costante affinamento delle formulazioni, che consentono oggi di calibrarne il comportamento e le prestazioni in funzione delle specifiche situazioni di utilizzo.

Le tipologie

-A base bituminosa
L’evoluzione dei prodotti bituminosi, la loro additivazione con formulati di varia composizione e, soprattutto, modalità di posa notevolmente più semplici rispetto al passato, hanno dato grande sviluppo alla prima grande famiglia di prodotto di questo segmento, le membrane liquide a base bituminosa. La semplice diluizione in acqua o solvente della base di bitume, infatti, consente di realizzare manti impermeabili continui, che non richiedono quindi giunti o sormonti – principale punto di vulnerabilità dello strato impermeabilizzante -, facilmente applicabili anche in presenza di ostacoli o geometrie complesse che, al contrario, complicano notevolmente la posa della classica membrana in rotolo. Le operazioni di posa sono decisamente semplici, e non richiedono né personale specializzato, né attrezzature particolarmente complicate, potendosi utilizzare semplici spazzole, rulli o frattazzi. Sia per l’esecuzione di piccoli interventi di manutenzione che nel recupero di vecchi manti, così come nella realizzazione di nuove impermeabilizzazioni o di particolari di rifinitura e completamento, insomma, le membrane liquide a base bituminosa si pongono oggi, a seconda delle situazioni applicative, come soluzione alternativa o complementare alla membrana prefabbricata, offrendo ad un tempo grande efficacia e praticità.
A contribuire a questo risultato in misura determinante è stata l’evoluzione della formulazione di questi prodotti. Originariamente costituite da una miscela a base di catrame derivata da scarti di lavorazione del petrolio, questa composizione di base ha in un secondo tempo subito, grazie all’evoluzione delle tecnologie di produzione e della ricerca chimica, una sostanziale trasformazione, che ha comportato l’additivazione del materiale di base, rimasto sostanzialmente invariato, con resine elastomeriche, in genere costituite da caucciù sintetici, in grado di conferire al prodotto nuove e importanti caratteristiche sia dal punto di vista prestazionale che da quello applicativo.
Due le tipologie di prodotto attualmente disponibili: le emulsioni acquose e le membrane liquide in solvente. Mentre le prime non richiedono particolari precauzioni in fase di posa, se non quelle dettate dalla buona regola dell’arte, le seconde comportano l’adozione di alcune cautele sia per la loro infiammabilità che per i fenomeni di evaporazione del diluente che tendono a verificarsi durante la stesa del prodotto (cosa che impone l’utilizzo di apposite maschere filtranti di protezione).
Molto semplici, in generale, le procedure applicative: la diluizione del prodotto - fase in cui la valutazione dell’operatore ha un ruolo essenziale – avviene in media nella misura del 10%, che può essere aumentata o diminuita a seconda delle condizioni del supporto di posa e, soprattutto, della temperatura. Questo parametro, infatti, influenza in maniera determinante la lavorabilità del prodotto che, in presenza di condizioni climatiche eccessivamente calde, tende ad essiccare con notevole rapidità incollandosi agli attrezzi e rendendone difficile la stesa; i problemi derivanti, al contrario, da temperature eccessivamente rigide possono essere superati brillantemente con l’impiego di guaine a solvente, che tendono a sopportare adeguatamente anche condizioni climatiche “difficili” (freddo, pioggia, ecc.), induriscono molto più rapidamente delle corrispondenti miscele in emulsione acquosa, e per questo motivo sono frequentemente impiegati per la realizzazione di manti provvisori qualora le condizioni meteorologiche impediscano l’adozione di differenti sistemi di impermeabilizzazione.
Più in generale, accanto alle caratteristiche sopra elencate, entrambe le famiglie di prodotti offrono apprezzabili vantaggi prestazionali e applicativi. Questi possono essere così sintetizzati:
- la miscela così ottenuta è immediatamente utilizzabile, con la semplice diluizione in acqua o solventi, senza dunque necessità di un preventivo riscaldamento;
- le notevoli proprietà elastiche e adesive della membrana così ottenuta ne consentono l’applicazione su qualsiasi tipo di superficie, anche soggetta a forti deformazioni determinate dalle variazioni di temperatura o a sollecitazioni meccaniche, evitandone il distacco dal supporto;
- non è necessario procedere ad alcun trattamento preventivo della superficie di posa in quanto, per garantire un efficace aggrappaggio alla stessa, è sufficiente l’applicazione di una mano diluita dello stesso materiale.

-A base cementizia 
La seconda grande famiglia di impermeabilizzanti liquidi è formulata sotto forma di malta a base cementizia con composti elastomerici che conferiscono al manto una maggiore o minore flessibilità in modo da renderlo capace, una volta in esercizio, di deformarsi insieme al manufatto senza distaccarsi. Si tratta di composti applicati con uno spessore di pochi millimetri che sono caratterizzati da una notevole fluidità e lavorabilità, in modo da rendere la stesura facile e molto rapida con l’uso di attrezzature tradizionali sia manuali come il pennello o il rullo che meccaniche come i sistemi a spruzzo airless. Tutte le versioni possono essere utilizzate come finitura delle superfici su manufatti di getto lasciati stagionare per il tempo necessario a completare l’essiccazione, su elementi prefabbricati o su intonaci cementizi, tanto nuovi che da ripristinare in fase di manutenzione ordinaria e straordinaria. Gli ambiti di utilizzo delle membrane cementizie è particolarmente ampio e riguarda tutte le strutture orizzontali come terrazzi con sottostanti locali abitabili, balconi e piani verticali esterni o interni che nel tempo possono ricoprirsi di cavillature che costituiscono altrettante vie di infiltrazione per acqua e umidità, come microfessure da ritiro oppure discontinuità provocate da vibrazioni, urti o dal normale esercizio. In questi casi il manto protettivo, grazie alla sua permanente flessibilità, consente di chiudere le fessure, garantendo parallelamente l’uniformità della protezione anche se nel tempo si dovessero formare altre cavillature al di sotto dello strato impermeabile.
La composizione di queste malte impermeabili può essere molto varia; in genere si tratta di formulati a base cementizia bicomponente che vengono miscelati in opera con una resina a flessibilità permanente caratterizzata da doti di inalterabilità anche dopo lunghi periodi di esposizione. Alcune varianti sono monocomponenti solo da miscelare con acqua fino a ottenere una idonea consistenza, mentre la maggior parte dei prodotti è di tipo bicomponente, con una parte in polvere e una sotto forma di lattice in dispersione prodotte in confezioni predosate per evitare errori in fase di miscelazione. Per qualunque tipologia non bisogna aggiungere altri leganti o inerti e soprattutto evitare la miscelazione con gesso, condizioni che impedirebbero il raggiungimento delle doti protettive e impermeabilizzanti.
I cementi modificati con resine sono in miscela con inerti resistenti al gelo, selezionati secondo una precisa curva granulometrica, e additivati con prodotti che aumentano la capacità del formulato di disperdersi al momento della preparazione assicurando nel contempo ottime doti di lavorabilità e di applicabilità. L’impermeabilità all’acqua delle malte cementizie è in genere garantita per pressioni a spinta positiva, come avviene su piscine o vasche con stesura del prodotto all’interno, ma diversi prodotti sono idonei anche a resistere a moderate spinte negative, caratteristiche di manufatti rivestiti all’esterno e con umidità o acqua presente nel corpo della struttura. La capacità di tenuta al contatto con l’acqua e con i composti aggressivi eventualmente veicolati in soluzione, si estende ai box doccia, ai locali bagno e con forte umidità, alle cucine, alle strutture esterne come balconi e terrazzi e a tutte le situazioni dove è necessario utilizzare molta acqua per la manutenzione ordinaria delle superfici. Alcune soluzioni sono state formulate appositamente per la stesura sui massetti di pavimentazione, allo scopo di salvaguardarli dall’acqua e dall’umidità pur con una completa capacità di adesione da parte dei cicli di incollaggio dei rivestimenti. L’impermeabilità e la capacità di trattenere i composti gassosi aggressivi sono accompagnate sempre da una certa traspirabilità del manto, più o meno accentuata secondo la formulazione del rivestimento e dello spessore minimo consigliato per l’applicazione.

Le applicazioni
I costi tutto sommato accessibili del materiale, la grande facilità di impiego e l’adeguatezza delle prestazioni hanno determinato una progressiva diffusione delle membrane liquide, oggi utilizzate in uno spettro molto vasto di situazioni applicative. In particolare, per quanto riguarda i formulati a base bituminosa, questi incontrano grandi favori negli interventi di ricondizionamento di impermeabilizzazioni esistenti, dove vengono utilizzate per la riparazione di distacchi, fessurazioni, cavillature e altre situazioni di deterioramento del manto; in questi casi è fondamentale conseguire una efficace penetrazione del formulato, che in tal modo può raggiungere, inglobandoli, tutti gli strati della membrana esistente, ripristinandone le originarie caratteristiche di elasticità e impermeabilità. Le membrane liquide possono inoltre essere utilizzate con successo quale materiale complementare alla posa di membrane prefabbricate, consentendo la realizzazione di particolari di finitura e completamento che assicurano la perfetta tenuta di punti di raccordo e giunzioni; in altri casi, rappresentano una valida alternativa qualora risulti impossibile l’applicazione di una membrana tradizionale. Accanto alle tradizionali opere di impermeabilizzazione delle coperture, possono inoltre essere impiegate per la protezione di testate e nodi di orditure in legno, canali e converse, pavimentazioni, intonaci e partizioni verticali. Come già ricordato, infine, le particolari caratteristiche del materiale di base ne garantiscono la perfetta adesione a qualsiasi tipo di superficie e, grazie a particolari accorgimenti, anche la totale immersione in acqua.
Per quanto riguarda invece i formulati a base cementizia, loro ambiti applicativi di elezione sono l’impermeabilizzazione di piccole superfici orizzontali come balconi e terrazzi, situazioni in cui tali prodotti hanno avuto un tasso d’espansione tale da porle in diretta concorrenza con le tradizionali membrane prefabbricate in rotolo per questioni di praticità e rapidità di applicazione. Altre tipiche situazioni di impiego sono, fra le altre, l’impermeabilizzazione di vasche in calcestruzzo per il contenimento delle acque, la rasatura elastica di strutture in calcestruzzo, la protezione di intonaci o calcestruzzi che presentano delle fessurazioni causate da fenomeni di ritiro, contro la penetrazione dell'acqua e degli agenti aggressivi presenti nell'atmosfera, la protezione dalla penetrazione dell'anidride carbonica di strutture in calcestruzzo.
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