Edilizia: ristrutturazioni sono il 70% del mercato

Oltre 9 milioni di interventi di recupero edilizio dal 1998 ad oggi grazie alle detrazioni fiscali, e circa 2,5 milioni quelli di efficientamento energetico dal 2007. I dati arrivano dal quarto Rapporto OISE “Costruire il futuro” su innovazione e sostenibilità nel settore edilizio.
Un nuovo ciclo edilizio incentrato sulla rigenerazione urbana In Italia il settimo ciclo edilizio (2016-2018) si lascia alle spalle numeri sconcertanti, con 800 mila posti di lavoro nell’intera filiera persi durante la crisi e con la chiusura di 80mila aziende.
L’innovazione diviene la parola d’ordine e il rapporto Oise vuole affrontare appunto questo tema attraverso molteplici sguardi.
La ricrescita è decisamente lenta e crescono i nuovi mercati ad alto contenuto tecnologico. In questa situazione, l’innovazione energetica e ambientale e la sostenibilità edilizia, oltre ad offrire la possibilità di minimizzare gli impatti del processo edilizio sul contesto ambientale, sociale ed economico, offrono concreti strumenti concettuali e operativi, con cui è possibile rimettere in moto il settore. Muovere l’innovazione del settore edilizio, integrando fonti rinnovabili e efficienza energetica, e una prospettiva di grandi opportunità per rilanciare il lavoro in edilizia che deve essere accompagnata con forza da Governo e Regioni.
Il dossier sottolinea come, dopo una pesante crisi durata otto anni, questo sia il momento buono per accompagnare il settore delle costruzioni verso un nuovo ciclo industriale incentrato sulla rigenerazione urbana, cogliendo i tanti segnali positivi già esistenti, e per tornare a creare lavoro.
La terapia della rigenerazione - spiega la ricerca - può funzionare in Italia proprio perché sono notevoli i cambiamenti già avvenuti: in questi anni difficili il settore non si è infatti solo ridimensionato ma ha anche spostato il proprio baricentro verso il recupero, che oggi rappresenta circa il 70% del mercato complessivo. Il Rapporto Oise nasce proprio con l’obiettivo di aiutare la prospettiva di sviluppo e crescita del settore indicando strade concretamente percorribili attraverso l’innovazione e la formazione professionale, la scelta dei materiali e delle tecnologie, l’adeguamento normativo con l’adesione alle direttive europee. L’uso intelligente delle normative e dei finanziamenti e fondamentale infatti per il rilancio dell’edilizia attraverso interventi di trasformazione e riqualificazione urbana.
Sono le politiche europee, oggi, ad aiutarci a individuare la rotta per i prossimi anni. Una strada, peraltro, tracciata chiaramente dall’accordo sulla riduzione delle emissioni di CO2 uscito dalla COP21, che porterà l’Unione Europea a rivedere obiettivi e strumenti per accelerare la transizione.

I cambiamenti normativi

Il rapporto apre con una sintesi e un’analisi dei cambiamenti normativi avvenuti nel settore e dei principali effetti sul territorio. L’obiettivo è quello di fornire una visione generale utile alla definizione degli scenari futuri, così da poter individuare i temi strategici (efficienza energetica, sviluppo delle fonti rinnovabili, certificazione energetica e ambientale degli edifici) intorno ai quali il sindacato potrà muoversi, e le proposte operative che si possono formulare per sostenere lo sviluppo sostenibile del settore.
Occorre una chiara politica nazionale, una attenta gestione strategica del processo in atto, in modo che i riferimenti legislativi non fungano da ostacolo o generino incertezza, ma spingano a fare dell’edilizia un settore di punta della green economy, capace di creare posti di lavoro, di riqualificare le città e di raggiungere obiettivi di sostenibilità ed efficienza.
Nel capitolo dedicato all’evoluzione normativa, si trova un’interessante fotografia sugli interventi delle varie Regioni, non solo per dar seguito ai provvedimenti nazionali ma anche per introdurre criteri, riferimenti, controlli e sanzioni indispensabili per il processo. L’insieme non da luogo ad un quadro particolarmente positivo, con la principale problematica legata all’estrema diversità tra le Regioni in materia di prestazioni energetiche in edilizia. Alcune Regioni hanno emanato provvedimenti che introducono significativi cambiamenti nel modo di progettare e costruire con precise indicazioni per l’uso delle energie rinnovabili, per il risparmio idrico e per l’isolamento termico degli edifici. In altre si è invece percorsa la strada di indicazioni non cogenti, con Linee Guida sulla Bioedilizia, in altre ancora si sono approvate normative che semplicemente promuovono l’edilizia sostenibile. Manca quindi una vera strategia comune e “ognuno fa per sé”.
Il rapporto procede dunque con un’analisi e degli esempi di diverse ragione, cercando di affrontare il tema in modo trasversale, ragionando per macrocategorie come il rendimento e l’efficienza energetica degli edifici, la certificazione energetica, l’uso di fonti rinnovabili.

Chi deve guidare la transizione?
A motivare il cambio radicale delle priorità e l’idea che l’edilizia rappresenti davvero oggi un settore strategico per l’economia e lo sviluppo e che il suo profilo debba essere ridefinito per migliorare non solo qualità e prestazioni degli edifici, ma anche per scongiurare i rischi crescenti per le persone e il territorio legati ai cambiamenti climatici. È inoltre sempre più evidente come intervenire sulle prestazioni energetiche degli edifici sia una scelta che produce vantaggi locali, in termini di minore inquinamento, e per l’economia attraverso la riduzione della spesa energetica delle famiglie che mediamente tra elettricità e riscaldamento si aggira in Italia tra i 1500 e i 2000 euro all’anno. La vera grande questione è la confusione di responsabilità rispetto a chi si debba occupare di guidare questa transizione; il problema fondamentale non è quello delle risorse economiche, perché le opportunità di investimento risultano significative. È paradossale, ma di efficienza energetica si occupano, in teoria, il Ministero delle Infrastrutture, quello dello Sviluppo economico, quello dell’Ambiente, oltre all’Enea a cui sono stati affidati sempre più importanti compiti. Nella realtà non c’è alcuna regia che permetta di comprendere come il nostro Paese si muoverà nei prossimi anni per superare tutte le barriere burocratiche e normative.
Lo strumento per sviluppare l’innovazione energetica e la sostenibilità in edilizia a livello comunale è senza dubbio il Regolamento Edilizio. Come emerge dal Rapporto “Innovazione e sempliicazione in edilizia” di Legambiente, sono 1.182 i Comuni in Italia che si sono attivati per inserire nei propri Regolamenti Edilizi principi e norme di sostenibilità, si tratta del 14,7% dei Comuni italiani. L’80% di questi l’ha fatto negli ultimi 5-7 anni ed in molti casi i Comuni che già avevano messo mano in precedenza ai propri regolamenti sono intervenuti nuovamente per renderli ancor più efficienti considerando alcuni parametri chiave come l’isolamento termico, l’uso di energie rinnovabili, il risparmio idrico ed il recupero delle acque meteoriche, il tipo di materiali utilizzati, l’isolamento acustico ed il corretto orientamento degli edifici, ma anche ventilazione meccanica e recupero delle acque grigie. Tra questi emergono situazioni molto positive di Comuni che riescono, ad esempio, ad unire più competenze redigendo assieme un documento comune, come accaduto ai Comuni dell’area Pisana in Toscana o a quelli della Bassa Romagna, oppure di realtà che spiccano rispetto al contesto regionale per innovazione e sensibilità, come per Salerno in Campania e Udine in Friuli Venezia Giulia, dove i Regolamenti Edilizi risultano completi e molto più coraggiosi nell’imporre standard di efficienza rispetto alle rispettive Leggi Regionali.
Il rapporto propone una selezione di quelli che sono stati ritenuti essere i migliori Comuni, sulla base delle modifiche o degli interventi effettuati sul proprio regolamento edilizi, attraverso una serie di parametri innovativi finalizzati a ridurre il consumo energetico e idrico, a migliorare la vivibilità e la salubrità delle abitazioni.
Nel settore delle energie rinnovabili si citano Offida (AP), per il fotovoltaico, e Rivoli (TO) per il solare termico. Per gli interventi in riferimento alle migliori prestazioni richieste dai regolamenti edilizi in termini di comfort termico e acustico i comuni più virtuosi sono Collegno (TO), Fara Gera D’Adda (BG) e Pavia. Bergamo, Scandiano (RE) e Schio (VI) per il contesto locale, Torre Pellice (TO), Celle Ligure (SV) e Bellusco (MB) per i consumi idrici. Infine, l’incoraggiamento all’uso di prodotti innovativi per l’efficienza energetica, trova la migliore espressione nei Comuni di Volvera (TO), Pieve Vergonte (VB) e Casirate d’Adda (BG).

Il mercato e la filiera del Green Building

Il tema dell’efficienza energetica in edilizia è stato sicuramente oggetto di evoluzione normativa, così come è responsabile di un mutamento del mercato, sia da un punto di vista economico che costruttivo. In relazione all’andamento di mercato, il rapporto testimonia, tramite dati aggiornati al 2014, come ci siano differenze tra i cosiddetti settori tradizionali, seppur in tema prefabbricazione, quali il cemento e le tecnologie massive e quelle più innovative quali il legno e l’acciaio. Le seconde sono in controtendenza e subiscono meno la crisi, con anche segnali di crescita. Con lo scopo di affrontare il tema anche con sguardo tecnologico, il rapporto fa riferimento a programmi edilizi innovativi, selezionati per sistemi costruttivi, componenti e impianti, sia per nuove costruzioni che per riqualificazioni strutturali ed energetiche. Tramite esempi di buona pratica, si è condiviso il pensiero secondo cui un intervento edilizio sostenibile, sia nel caso di nuova costruzione sia nel caso di riqualificazione energetica, non si può raggiungere senza un sistema d’impresa che opera con livelli e standard qualitativi elevati, sia nell’uso di materiali e tecnologie, sia nella scelta di procedure trasparenti e fornitori selezionati.
Come esempi di programmi edilizi con sistemi costruttivi in legno sono citati un edificio in legno certificato ARCA, a Rossatone a Salizzole (VE) e la riqualificazione energetica con ampliamento in legno sul tetto di un edificio residenziale a Revine Lago (TV). Per i programmi edilizi con sistema costruttivo in acciaio sono stati selezionati il nuovo edificio residenziale in classe energetica A a Roccelletta di Borgia (CZ) e la riqualificazione energetica del condominio Zikkurat (BR) Un edificio residenziale ad elevate prestazioni energetiche, in laterizio, a Corpolo (RN) e uno ad Udine sono stati selezionati per i programmi edilizi con tecnologia massiva in laterizio, mentre per il settore degli impianti l’attenzione ricade sul complesso Centro Zero a Cesa in Val di Chiana (AR) e la riqualificazione energetica dell’antica Casa della Pesa a Bolzano, Regione Trentino Alto Adige. Progetto europeo 3ENCULT L’attenzione si sposta, poi, sulle filiere industriali del green building, tema di importanza strategica per lo sviluppo del costruire sostenibile per la necessità di un approccio d’insieme al mondo delle costruzioni.
Approfondendo il tema dell’LCA, nel rapporto vengono suddivisi i materiali in innovativi, naturali e provenienti dal recupero. Inoltre, è necessaria sinergia fra i soggetti e le fasi che caratterizzano la filiera, dal prelievo delle materie prime alla gestione dell’edificio. In questo senso diviene degno di nota il tema delle reti d’impresa del green building, in una realtà nazionale caratterizzata da piccole-medio imprese con la necessità, in questo specifico settore, di grandi sinergie. L’evoluzione e il mutamento di questa realtà hanno avuto ricadute occupazionali nel settore legato al green building, con la generazione di nuovi posti di lavoro e di nuove esigenze formative. L’analisi dei fabbisogni occupazionali delle imprese fa emergere con chiarezza come le professioni edilizie specializzate, particolarmente operaie, sono di gran lunga le preferite dagli imprenditori del settore, e che queste specializzazioni hanno sempre a che vedere con l’innovazione sostenibile. Alcuni dati riguardano gli investimenti attivati che hanno usufruito delle detrazioni sono stimati, per il 2014, in circa 28,4 miliardi, di cui circa 4 miliardi ascrivibili agli interventi di riqualificazione energetica. A tali investimenti corrispondono circa 224mila occupati diretti e 336mila complessivi (compresi gli indiretti), impiegati per tutti gli interventi incentivati. Di questi la quota parte della riqualificazione energetica ammonta a 39mila diretti e 59mila complessivi, compresi gli indiretti.

I punti chiave indicati dal Rapporto OISE
Superare gli ostacoli alla riqualificazione del patrimonio edilizio, spingere la riqualificazione dei condomini, promuovere un progetto industriale per il settore delle costruzioni sono i tre punti chiave messi in evidenza nel Rapporto Oise per cambiare il futuro delle costruzioni.
In particolare, occorre semplificare gli interventi, dare certezze agli investimenti e rendere strutturali le detrazioni fiscali legandole alla classe energetica degli edifici, premiare il miglioramento delle prestazioni, introdurre controlli e sanzioni per garantire i cittadini sulle prestazioni energetiche e la sicurezza degli edifici.
È nell’interesse delle famiglie che ogni edificio si doti di un libretto unico del fabbricato antisismico, energetico, del rumore. Per un uso efficace delle risorse europee per l’efficienza energetica previste nella programmazione 2014-2020, va reso subito operativo il fondo per l’efficienza energetica introdotto con il decreto legislativo 102/2014.
Bisogna inoltre escludere dal patto di stabilità gli interventi sul patrimonio pubblico certificati e verificati di riduzione dei consumi energetici degli edifici.
Al secondo punto, la riqualificazione dei condomini, grande assente finora degli interventi edilizi in Italia nonostante oltre 20 milioni di persone vivano in edifici condominiali. Per promuoverne la riqualificazione occorre semplificare gli interventi e introdurre specifici incentivi, perché la complessità dei lavori e le difficoltà di accesso alle detrazioni fiscali sono le ragioni fondamentali di questo stallo.
È sottolineata infine, al terzo punto, la necessità di un vero e proprio progetto industriale per il settore, per aprire i cantieri della rigenerazione edilizia attraverso soluzioni standardizzate e replicabili di retrofit che permettano di ridurre tempi e costi a fronte di prestazioni garantite in termini energetici e di sicurezza antisismica. Una sfida che incrocia la ricerca sui materiali e le tecniche di intervento con l’organizzazione delle imprese e la formazione dei lavoratori.
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